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Blocco Cessione del credito

Blocco Cessione del Credito: non è tutto perso! È possibile ricorrere alle Corti di Giustizia Tributaria

Come noto, in luogo della detrazione, i contribuenti possono usufruire dell’agevolazione fiscale da Superbonus attraverso due meccanismi: cessione del credito e sconto in fattura.

Per avvalersi di questi due strumenti il contribuente deve presentare, tramite un’apposita procedura web disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, una comunicazione con la quale viene espressa l’opzione per la cessione del credito a soggetti terzi o l’opzione per lo sconto in fattura.

Controlli telematici e controlli di merito

Una volta presentata la comunicazione, il sistema telematico effettua i primi controlli sulla base di alcuni algoritmi che sono in grado di intercettare eventuali anomalie, le quali se rilevate fanno scattare un “alert” automatico che determina la sospensione temporanea della comunicazione.

Ecco che inizia una prima fase di verifica nella quale il contribuente viene invitato a chiarire o ad integrare la propria posizione, se gli elementi da lui apportati non risultano convincenti scattano i controlli di merito più approfonditi che possono portare al blocco della cessione.

Se a seguito di tale controllo, l’Ufficio rileva delle incongruenze ed illegittimità può procedere all’annullamento della comunicazione di cessione del credito.

È possibile impugnare il provvedimento di annullamento della comunicazione?

Il provvedimento di annullamento emesso dall’Agenzia delle Entrate a seguito del controllo operato sulla comunicazione della cessione può essere impugnato dinanzi al giudice tributario.

Recentemente la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado è stata chiamata a decidere su una controversia riguardante l’annullamento della comunicazione di cessione del credito da parte dell’ADE. 

Nella sentenza i Giudici hanno affermato l’autonoma impugnabilità del provvedimento di annullamento, poiché tale atto è già di per sé in grado di provocare un danno economico al ricorrente e di incidere negativamente sui suoi diritti soggettivi. 

Il Caso Concreto

Nel 2023, il ricorrente aveva realizzato opere relative al Superbonus 110% per un importo di circa 200.000 euro con la consapevolezza di poter usufruire dell’agevolazione fiscale attraverso il meccanismo dello sconto in fattura e, quindi, essenzialmente a costo zero.
Dopo aver completato i lavori, come previsto dalle normative in vigore, il contribuente ha inviato la comunicazione di opzione all’Agenzia delle Entrate.

A seguito della comunicazione, l’Ufficio ha, in un primo momento, sospeso la comunicazione per rilevati profili di rischi e, poco dopo, ha emesso un vero e proprio provvedimento di annullamento, sostenendo che l’operazione non poteva essere ammessa perché la spesa per i lavori effettuati non risultava congrua rispetto al reddito dichiarato dal contribuente.

Il contribuente ha impugnato il provvedimento di annullamento e al termine del giudizio il Giudice ha accolto il ricorso annullando l’atto emesso dall’Agenzia delle Entrate.

Motivi della Decisione

Preliminarmente, come anticipato, i Giudici hanno sancito l’autonoma impugnabilità del provvedimento di annullamento della comunicazione di cessione in quanto capace di incidere negativamente sui diritti soggettivi del contribuente.

In effetti, a seguito dell’annullamento, il contribuente sarebbe stato costretto a pagare l’intero importo all’impresa che aveva eseguito i lavori e solo successivamente avrebbe potuto procedere con la detrazione del credito nei successivi 10 anni e sempre nei limiti della capienza dell’imposta lorda calcolata sul reddito imponibile.

Inoltre, nell’accogliere le ragioni del contribuente, il giudice ha correttamente affermato che l’insufficiente capacità contributiva del contribuente non poteva fondare dubbi sulla legittimità dell’operazione in quanto, a ben vedere, avendo optato il ricorrente per lo sconto in fattura la spesa sostenuta dallo stesso sarebbe stata nei fatti pari a zero, non rilevando in alcun modo la sua limitata capienza di reddito.

L’approccio dei giudici di merito è condivisibile perché è in linea con la volontà del legislatore il quale, nel prevedere le opzioni di “cessione del credito” e “sconto in fattura”, ha inteso superare non solo il problema legato alla fruibilità dell’agevolazione nel tempo ma anche i limiti di capienza reddituale del soggetto agevolato.

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